Il porto che si addorme, il porto il porto
Il porto nell’odor tenue svanito
Di catrame vegliato dalle lune
Elettriche, sul mare appena vivo
Vi si addormentan stanchi i vagabondi
Sotto le nube delle ciminiere
Ancor fumanti, ancor congiunte al celo
Abbracciandosi nell’odor del mare
Che culla i loro sogni e i loro amori
È la forza che dorme, è la tristezza
Inconscia delle cose che saranno
È la vita che cullasi nel ritmo
Affaticato. Sta la negra nube
Sopra e si stende
Dal vomito silente
È la vita che cullasi nel ritmo
Affranto, di tra il dolce scricchiolìo
De i cordami ciacula riposa
La testa stanca e sente il mar profondo
Nero movente di sotto la chiatta
E le stelle si spengono e la luce
Elettrica lo fiede nel cervello
Venere è morta
È l’ora che il marinaio di guardia
Spia il ladro avanzarsi fermo
E pensa alle genti lontane su mare su terra
Prima del colpo fatale
È l’ora che il gatto rognoso
Che il mare nemico spruzzò sulla spiaggia
Guarda con occhi vuoti il nero giuoco dell’onde
È l’ora che pei vichi fondi odoranti
Di stoccafisso passan le mandòle
Davanti alle bambole semigiudaiche in trono
D’avarizia e di prostituzione
È l’ora che roco s’affanna
Il giornalaio a cantar la novella
Sotto i portici e scoiattolano con occhi di gatti
I finocchi tra il vociare assorto e lo striscio dei piedi
È l’ora della rivolta voluttuosa
Del lupo e della lupa umani
Sacra al giudeo ed alla prostituta
All’infamia insaziata del mondo